Il bluff del Lavoro dopato.
A 24 ore delle immagini trasmesse dai TG di piazze gremite inneggianti al lavoro come diritto, dalle interviste ad imploranti disoccupati alla ricerca di un’azienda che li facesse “scomparire” nei propri organici in attesa di una pensione immaginaria, magistralmente orchestrati da dinosauriche figure di leader sindacali che ovviamente tutto hanno come problema tranne quello di doversi cercare un lavoro, non mi passa il mal di stomaco.
Al netto dei diritti per la salvaguardia delle categorie più svantaggiate, mi concedo un pensiero a voce alta; la bolla del lavoro è finalmente esplosa.
Come avvenne per le dot.com, la finanza, il mattone, anche il LAVORO è stato gonfiato e dopato dal dopoguerra ai giorni nostri e adesso ha fatto “boooom“.
In questo preciso istante, in qualche sala riunione sparsa nel mondo, qualcuno sta prendendo decisioni che faranno perdere il lavoro a persone che oggi ne sono inconsapevoli e fra loro certamente anche qualcuno di quelli che sta leggendo questo post.
Cosa fare? Non ho ricette, perché dovrei averle io poi??!
La verità è che non esistono aziende che assumono per pietismo, nessuna carità cristiana o roba del genere.
Giorno dopo giorno, ti stai “imprenditorializzando“, con o senza la tua approvazione (o consapevolezza) la tua carriera ha smesso di guidarti mentre sei tu stesso che stai imparando ad esserne artefice.
Mio padre (e probabilmente anche il tuo) conobbe il suo datore di lavoro quando aveva appena 16 anni e dopo 45 anni ricevette da lui un orologio d’oro. Oggi tempi di occupazione di tale durata sono folli, inauditi inimmaginabili, come inimmaginabile proporsi al mondo del lavoro con il solito l’approccio.
Diventare consapevole del fatto che il lavoro è cambiato può sembrare banale. Non lo è, è solo il primo passo per una radicale modificazione necessaria di chiunque desideri essere appetibile e competitivo agli occhi di un potenziale datore di lavoro.
Imparare a ragionare imprenditorialmente, con un approccio consulenziale dove l’azienda per la quale si lavora diventa il cliente principale e sapere che non importa se sono molti anni che lavori per essa le cose potrebbero cambiare in un istante è fondamentale e potrebbe davvero salvarvi la pelle.
Considerato che la vita spesso può essere davvero insopportabile, senza pietà e senza mezzi termini, mi piace immaginare che sarebbe davvero fantastico riuscire a diventare unico, irripetibile ma soprattutto vivere una vita unica oltre che un lavoro.
In caso contrario potete sempre continuare a lucidare le maniglie del Titanic e darvi appuntamento al prossimo 1° Maggio.
Siate Rock Star!
In questo preciso istante, in qualche riunione sparsa nel mondo, qualcuno sta prendendo decisioni che faranno ACQUISIRE lavoro a persone che oggi SONO CONSAPEVOLI. …. se acquistiamo con un dito su amazon cose lontanissime, non ci dobbiamo stupire se il nostro processo di lavoro su carta/excel sparirà. Quindi da consapevolezza nasce azione. Grazie per la riflessione!
Grazie a lei Giuseppe per la splendida reinterpretazione.
La risposta è una… e sempre quella: l’epoca, che ci sembra arcadica, della campagna e delle grandi fabbriche è già crepuscolare. Occorre acquisire sempre più flessibilità per adattarsi ai cambiamenti. Più competenze, magari differenziate, accettazione dello spostamento, magari settimanale o periodico. Questo, purtroppo confligge con le esigenze di crescere una famiglia… L’alternativa? Tornare alla terra (nel senso di coltivarla), al mare (nel senso di navigare), e accettarne i sacrifici enormi!!! Alla fine la costante è di accettare che occorre farsi il mazzo, ma con intelligenza…
“Questo, purtroppo confligge con le esigenze di crescere una famiglia”. È qui che il giochino si rompe, di fatto diventa una follia avere figli, diventa una follia dare un futuro al Paese
Il problema è che è difficile sviluppare una mentalità imprenditoriale se non si è mai avuto un’impresa. Per la quale occorrono esperienza e soldi. La prima non te la fa fare nessuno. Di conseguenza, mancano i soldi. Le idee non bastano, se non hai il capitale economico per realizzarle.
Per questo motivo, alla maggior parte di noi tocca star lì ancora a “lucidare le maniglie del Titanic”…
Come diceva qualcuno anni fa: “Con l’Euro 4 vai ovunque, con 4 euro non vai da nessuna parte!”
Gentile Licia, le cose non stanno proprio così… Ognuno di noi, alla soglia dell’età adulta (a volte anche prima), sperimenta esperienze di “gestione” del tutto simili alle scelte che opera un imprenditore! Ricardo Semler nel suo libro “Senza gerarchie al lavoro”, racconta come ha “democratizzato” le sue aziende, partendo dal principio che i dipendenti dell’azienda (non i “suoi”, essendo persone e non schiavi) avessero il diritto/dovere di adeguata fiducia e delega, dato che ogni giorno facevano già scelte responsabili per il benessere proprio e della eventuale famiglia!!! Qui non si tratta di propagandare la vocazione a fare tutti gli imprenditori, quanto trasferire l’idea di imprenditorialità come responsabilità verso se stessi e verso la comunità professionale nella quale si è inseriti. Se una/Un lavoratrice/lavoratore assume la prospettiva del modello di business entro cui opera l’azienda per la/il quale lavora, diventando un business partner invece che un ingranaggio! Questo giova all’imprenditore, all’azienda, ai colleghi e, in prima istanza, a se stessa/o. Inoltre questo approccio facilità il ricollocamento (volontario o involontario) quando giunge il momento, cosa che nella società odierna avviene quasi certamente.
Massimo Rosa arriveranno i software che faranno il suo lavoro, lei che farà lo scrittore?
I software di cui parla esistono giá. Io? No, non credo di avere le qualitá per potermi mantenere scrivendo. Proposte?
The apprentice 3?!
Mah…può essere una chiave di lettura. E’ molto rischiosa però, perché è ormai assodato che in economia servono certezze, se queste mancano non c’è crescita, non c’è sviluppo, non c’è investimento non c’è nulla. Le certezza passano anche da una certa stabilità economica che oggi ce la può garantire solo il lavoro ( ma non credo che questo accadrà ancora per molto tempo) . Alla fine il lavoro siamo noi, i clienti di noi stessi siamo noi, noi siamo il nostro prodotto o il nostro servizio oggi molto più di ieri. Marx è assolutamente in voga, lucidissimo come sempre.
Carissimo Dott. Rosa la bolla del lavoro ahimè non è esplosa oggi o in passato molto recente.
Ma è una situazione che viviamo oramai da tempo, se guradiamo le varie bolle che si sono succedute nel corso dell’ultimo ventennio, noteremo che ad ogni bolla è corrisposto una perdita esponenziale in termini di forza lavoro e capitale umano.
In altri paesi la cosa è stata gestita in modo diverso ed ha portato risultati positivi in termini di ricollocamento (tanti professionisti e tanti lavoratori che hanno perso il posto sono stati capaci di riconvertirsi in altre professioni ed oggi qualcuno di essi inizia anche a raccoglierne i frutti) da noi no.
La risposta è semplice in altri paesi, magari con meno storia millenaria rispetto al nostro, hanno riscritto le regole del gioco, nel nostro paese no.
Determinati elementi fondativi dei paesi occidentali come Etica, Correttezza, Solidarietà, Efficacia ed Efficenza sono stati esaltati e rispettati pedissequamente.
Da noi no.
Qui ci si muove per mode, tendenze, previsioni ed al tempo stesso si continua a proteggere determinate tradizioni, usi e costumi tipicamente nostrani e che hanno dimostrato nel corso del tempo di essere non solo fallaci ma indecenti al giorno d’oggi.
Accattivante ma soprattutto vero. Grazie Massimo, hai espresso in maniera lucida e diretta un argomento che molti fanno finta di non conoscere nascondendo la testa sotto la sabbia. Il cambiamento fa paura a molti poiché è più facile lamentarsi che reagire ed evolversi. Io lo sto vivendo in maniera diretta in questo periodo. C’è da dire però che il cambiamento rimane ostico anche per chi il lavoro lo offre in quanto le aziende cercano persone “imprenditori di loro stessi” ma pretendono un rapporto da dipendenti. C’è qualcosa che non quadra. Se non ti spiace condivido. Buona giornata
Il lavoro non è stato “gonfiato”. Non si può dimenticare che i diritti dei lavoratori sono stati il frutto di lotte per cui persone hanno perso la vita (si veda bava beccaris che punta i cannoni sui lavoratori). Sulle altre “bolle” nessuno ha versato sangue. Il lavoratore dovrebbe considerare la propria azienda un cliente? E perché? Se la mia azienda mi da uno stipendio fisso (a prescindere di quanto lavoro), ho un orario fisso, mi comanda, perché devo trattarla come un cliente? Non è un cliente è un datore di lavoro! E se passa il concetto che la mia azienda è un cliente, siamo di fronte al solito escamotage per espropriare i diritti dei lavoratori. Se l’azienda è un mio cliente, allora io dovrei essere libero di acquisire lavoro anche da altri “clienti”. Ma figuriamoci se un datore di lavoro consente che il proprio dipendente lavori anche per altre aziende (magari concorrenti). Nessuna bolla del lavoro, solo un taglio “vergognoso” dei diritti, frutto di una precisa scelta legislativa. Le “bolle” sono ben altra cosa. Opinione mia, naturalmente.
I lavoratori dovrebbero lavorare sulla consapevolezza della situazione, i datori sul rispetto della persona. Insieme affrontare il mercato che sta, come un diluvio universale, azzerando tutto.
Articolo perfetto!
Il problema è che la maggioranza delle persone non immagina neppure lontanamente che questa sia la realtà che li aspetta, pertanto è bene che vivano il primo maggio come una festa … ascoltando la musica del Titanic …. così come non vogliono capire che quando arriveranno all’età della pensione, inizierà un incubo, con metà soldi in tasca e con la sanità di qualità che sarà sempre più da pagare … Se le masse credono nelle promesse elettorali, è già tutto spiegato … per non parlare dell’immigrazione di massa, che abbasserà il reddito dei lavoratori di base …. gli adolescenti a scuola, facendo i bulli con i professori, pensano di migliorare il loro livello sociale o, in prospettiva, il reddito familiare?
Giovanni permettimi di essere pienamente d’accordo con tutto ciò che dici. Gli italiani, vedi i continui risultati elettorali e il continuo menefreghismo sul loro futuro di giovani e meno giovani, sono un popolo di pecore (per lo meno la maggioranza) che si fanno guidare da un cane pastore. L’articolo di Massimo Rosa secondo me, con il suo stile sarcastico, non verrà capito dalla maggioranza. Ma come per tutte le disavventure, solo i più lungimiranti si mettono al riparo prima che arrivi la tempesta, gli altri piangeranno attaccati al capezzolo di mamma stato che sorda e menfreghista manderà tutti a quel paese…
Ho apprezzato il suo post perché rispecchia il mio modo di pensare. Ma quando tutti inizieremo a pensare così? Perché in un mondo di maggiore concorrenza sopravvivono solo i migliori. Agli altri lasciamo le maniglie del Titanic.
Sempre più convinto che l’articolo 1 della nostra costituzione va cambiato…. Finalmente fondata sul tempo libero.
Urticante e… azzeccato, come sempre! Viviamo in un paese “cattolico”, dove le liturgie, anche quelle laiche, hanno un loro ruolo. Tuttavia, più trascorre il tempo più perdono di significato, come per tante altre manifestazioni seriali…
Eppure, alla perdita di significato, non corrisponde (ahimè) una maggiore presa di coscienza degli individui. Bisogna lavorare con le persone, sulle persone (ovviamente non “sopra di loro”, ma sulle competenze di sviluppo e di crescita individuale) e, se si lavora nelle HR, anche per le persone! E poi… bisogna sempre, comunque, costantemente, lavorare su se stessi, a prescindere dal ruolo e/o funzione che si ricopre.
Facile, no? 😂
Massimo, quello che scrivi è inaccettabile ed irricevibile per il 90% dei lavoratori ed interessante per il restante 10%. Io aspetto un altro scoppio.