Manuale per giovani
Cacciatori di Teste.
Sarà perché una delle mansioni che svolgo nel mio ruolo è quella di valutare le richieste di adesione al nostro gruppo o forse a causa della visibilità che, nel bene e nel male, la mia figura ha conquistato on-line, almeno una volta al giorno mi sento rivolgere la domanda:
“come si diventa un head hunter?”
Solitamente mi limito a replicare con argomentazioni fumose e risposte veloci ma capisco che in qualche caso sarebbe opportuno dare una risposta più articolata.
Ho scritto “in qualche caso” non perché mi concedo di essere maleducato e campiono chi si merita una mia risposta e chi no, ma perché a volte ricevo quesiti davvero singolari.
Non di rado leggo roba del tipo “vorrei intraprendere la carriera di imprenditore, ho a disposizione un capitale di X euro e vorrei investire nel settore food o della ricerca e del personale. Cosa mi consiglia?”.
Che dire poi di quelli che invece (garantisco sono in molti) mi contattano credendosi geniali inventori con l’idea del secolo: creare una banca dati di Curriculum Vitae e venderli alle aziende in cerca di personale! (ohh, ma perché non ci avevo pensato prima…mannaggia a me!)
La verità è che il settore delle Risorse Umane è sempre stato ambito per quell’aura dorata di cui si riveste.
Chi opera in questo ambito gode di una sorta di invidia-ammirazione.
Un esempio evidente di questo strano fenomeno lo vivo da sempre in occasione di nuove conoscenze con persone incontrate per caso durante le mie trasferte in treno o in aereo.
Si dialoga tranquillamente di qualunque argomento e quando si arriva all’immancabile domanda “ma lei di cosa si occupa?” Bam! Una sorta di chiusura a riccio degli interlocutori.
Come se entrassero in modalità “colloquio”.
Di botto avverto una variazione nel linguaggio utilizzato, nei tono di voce o addirittura nella postura.
Lo sguardo si fa serio, concentrato e….addio piacevoli chiacchiere. Mah.
A questo particolare ma interessante comportamento sarà dedicato un mio prossimo articolo.
Assodato che:
1) l’head hunter non è un lavoro che si può scegliere al pari di aprire un ristorante o un negozio di intimo.
2) le aziende non fanno la coda per “comprare i curricula” (non ci si crede vero?)
mi piacerebbe riuscire a sintetizzare una risposta più decorosa alla domande “come si diventa un head hunter?” e “come diventare un cacciatore di teste?”
Come si diventa un Head Hunter
CHI può diventare un head hunter
Uomini e donne. L’affermazione non è scontata.
Quello dell’Executive Search è un mondo che si caratterizza per essere popolato da moltissimi professionisti di sesso femminile che a mio avviso si distinguono dai maschietti per avere una marcia in più.
La particolarità del loro vantaggio competitivo credo risieda nella facilità di penetrare la cortina relazionale di certi ambienti ed entrare con meno problemi in contatto con le persone interessate.
A una donna è difficile dire di no, fosse anche solo per educazione o galanteria.
L’età minima sindacale è 40 – 45 anni, definirsi un head hunter a 30 anni è irragionevole e oggettivamente impossibile.
L’ideale per giovani cavalli di razza quello di scalpitare almeno una decina di anni al fianco di qualche senior prima di galoppare come titolari.
COSA DEVI SAPERE per diventare un head hunter
Il titolo di studio è certamente laurea o cultura equivalente. Non per stupidi requisiti di casta ma semplicemente per conclamare il fatto che si ha una visione del mondo e delle cose “ampia” ed internazionale.
Personalmente non credo che ci siano particolari specializzazioni di lauree che avvantaggino il fatto di svolgere la professione di head hunter, come sono invece convinto che per anni a torto si è creduto che essere psicologo doveva essere un requisito essenziale.
COSA DEVI FARE per diventare un head hunter
Siccome da qualche parte dovrai pure cominciare ho pensato di sintetizzare in tre situazioni possibili il tuo ingresso nel dorato mondo degli head hunter.
Il selezionificio spara Curriculum Vitae.
Ho già parlato delle agenzie per il lavoro e del loro funzionamento nel mio post “Nani, ballerine e saltimbanchi, tutti gli operatori del mercato della domanda-offerta di lavoro” e quindi mi limito a dirti che è il posto peggiore nel quale potrai avvicinarti alla professione.
Ti troverai a districarti in mansioni più tipiche di un’attività dove si opera la tentata vendita.
L’iter è solitamente questo:
– si monitorano gli annunci di ricerca di personale su giornali ed internet,
– poi si confezionano pacchetti con curricula pertinenti e si inondano i mittenti nella speranza che qualcuno chiami per affidare la ricerca,
– ed in fine si pubblicano valanghe di annunci (a volte fittizi) per reclutare il più alto numero di candidature possibili e far girare il nome dell’agenzia tramite colloqui che non condurranno a niente.
Se poi ti va male ma proprio male, vieni adibito alla delicata mansione di “suonatore di campanelli” ovvero ti occuperai di battere capillarmente il territorio andando a visitare chiunque sia titolare di una Partita Iva ed omaggiarlo dei cataloghi della tua agenzia.
Sinceramente eviterei.
Il piccolo Studio-atelier
C’è ne sono principalmente di due tipi.
Il primo è gestito da un partner ultra-senior che difficilmente si è adattato ai cambiamenti perché è convinto di continuare a lavorare grazie alle sue relazioni coi clienti (che stanno invecchiando con lui) e sta per essere spazzato via da internet e dalle nuove generazioni.
SSSSSSSSS…..però non diciamoglielo, anzi parliamo sotto voce che magari lo svegliamo.
Sinceramente eviterei.
Il secondo tipo di attività è condotta da uno o più giovani professionisti (e con giovani rileggi il capitolo CHI può diventare un head hunter ) che dopo significative esperienze in società di Executive Search hanno realizzato uno spin-off o semplicemente si sono messi in proprio.
Qui avrai la possibilità di lavorare alla pari ed essere determinante.
Pena e gioia allo stesso tempo. Se non diventerai produttivo alla svelta sarà difficile mantenere il tuo posto di lavoro.
Nella maggior parte dei casi si tratta di inquadramenti con contratti atipici, ma le provvigioni interessanti rendono questa cosa di secondaria importanza.
Maturata la dovuta esperienza sarai in grado di realizzare a tua volta il tuo spin-off o nella migliore delle ipotesi di associarti allo studio e diventarne partner societario.
Molti di questi head hunter vengono assorbiti anche da
Grandi operatori dell’Executive Search, solitamente multinazionali.
L’ingresso in questi ambienti è più organizzato. Devi prevedere un periodo di formazione teorica e sicuramente il fatto di essere adibito ad una singola porzione del processo.
Queste aziende sono complesse ed organizzate con mansioni stagne.
Selezionatori, commerciali, junior e senior partner, ecc, ecc: la catena di montaggio della Ricerca e Selezione del Personale industrializzata esattamente come nel caso di un’azienda automobilistica.
Consigliarti quale soluzione sia la migliore per iniziare ad operare come head hunter non spetta a me e dipende esclusivamente dalle tue aspettative e caratteristiche personali.
L’indicazione generale è quella di richiedere informazioni al “mercato”, parla con referenti aziendali delle risorse umane, leggi blog specializzati, fai domande a manager che potrai reperire su Linkedin, i nomi dei migliori operatori solitamente sono sulla bocca di tutti.
Un ultimo consiglio: non cadere vittima di questa equazione:
Fare l’head hunter è figo +
l’head hunter guadagna un sacco di soldi +
la disoccupazione cresce quindi c’è molto mercato.
Che l’head hunter sia un figo lo credi solamente tu, che guadagni un sacco di soldi è vero solamente quando le condizioni di mercato sono normali e adesso proprio perché la disoccupazione cresce il mercato si riduce.
Preparati a versare sudore, lacrime e sangue.
Benvenuto fra gli head hunter.
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