“La verità è che molte aziende fissano colloqui a raffica solo per occupare il tempo… fregandosene di far invece perdere tempo a tutti i candidati scartati”.
Con queste parole apriva il post di uno spavaldo utente con il quale, ovviamente, sono andato in rotta di collisione.
Con le dovute eccezioni*, non credo sia necessario prevedere un rimborso per le spese sostenute da un candidato che si presenta ad un colloquio di lavoro.
La motivazione è semplice: le spese ed il disagio sostenute dal candidato sono equivalenti e/o minori a quelle sostenute dall’azienda per incontrarlo e valutarlo. Quindi dal punto economico è pari e patta.
Concettualmente invece credo si tratti di un processo IO VINCO TU VINCI, dove l’azienda accumula conoscenze della disponibilità delle competenze che il mercato offre in quel preciso istante e, quando è fortunata, identifica il candidato idoneo.
Dal canto loro i candidati si confrontano con nuove opportunità di crescita professionale e quando lo ritengono opportuno scelgono la nuova strada che migliorerà le loro vite e quelle della loro famiglia.
* mercoledì’ scorso ho accompagnato un candidato al terzo colloquio che si è tenuto nell’headquarter del cliente a Londra ed ovviamente tutto ci è stato rimborsato.