Ammetto che ad inizio carriera ero eccessivamente attratto dalle qualità oggettive dei candidati che selezionavo, riservando al carattere poca attenzione o al massimo facendolo pesare in caso di candidati con requisiti equivalenti.
Nel tempo ho modificato questa abitudine e le soft skill sono diventate per me determinanti, forse anche perché non amo le multinazionali e tendo ad accettare incarichi quasi esclusivamente da piccole e medie imprese, quelle sane, solide e sempre in crescita, dove i rapporti interpersonali sono importantissimi e le persone hanno tutte la “P” maiuscola.
Il tempo mi ha insegnato che le esperienze personali non valgono nulla se non sono accompagnate da un carattere che le eleva e le potenzia.
Consiglio i miei clienti e i responsabili HR delle aziende per le quali lavoro di concentrarsi prevalentemente sul carattere delle persone che intendono assumere, convinto che le abilità si possano acquisire, allenare e migliorare.
Una laurea o un master non potranno mai sostituire il carattere di una persona e non la renderanno più brava a svolgere un lavoro.
Io preferisco assumere persone non curriculum vitae e spero che voi facciate lo stesso.
Pensiero semplice ed in quanto tale corretto…
Peccato però che il web è pieno di concetti simili e di belle parole e consigli…
La realtà è diversa… le regole di ingaggio sono purtroppo altre e raramente meritocratiche e/o qualitative.
Magari! Peccato che ben poche aziende ragionino in questo modo. Disoccupata da mesi in cerca di un’azienda illuminata…
Ottimo consiglio!!!
Che dire: w la meritocrazia.
Perfettamente d’accordo con lei!
Speriamo che qualcuno ascolti perché, sopratutto negli ultimi anni, non viene tenuto conto di nulla se non di statistiche, programmi che pre-selezionano sulla base di algoritmi, test assurdi che nulla hanno a che fare con la professionalità del candidato e farsi conoscere e poter esprimere le proprie potenzialità, al dilà dello stupido e inutile CV, è diventato impossibile.
Consiglio ottimo, purtroppo in un panorama che affida ad algoritmi deprimenti ed in grado di far perdere tempo ai candidati che, spesso, vengono esclusi senza minimo riguardo al carattere, alla personalità e con la mancanza di educazione di non inviare quasi mai un feedback. In questo momento hanno decisamente più valore le “raccomandazioni” intese nel senso più lecito del termine, ovvero quelle segnalazioni mirate alla persona che (evidentemente conosciuta per le sue vere caratteristiche professionali ed umane) diventa un potenziale arricchimento per un datore di lavoro che conserva un minimo di umanità nel suo DNA aziendale.
Non credo che il tuo consiglio venga preso in molta considerazione.
Vero! Ma forse se diffondiamo il messaggio, abbiamo contribuito almeno
un po’, a sensibilizzare gli addetti ai lavori!
Il carattere invece quanto si puo’ acquisire, allenare e migliorare? (Soprattutto nei giovanissimi).
E’ stano come le lezioni più semplicio siano le più difficili da apprendere. I Italia specie fra le multinazionali quest aè una politica del miraggio. Sigh… Grazie per le sue pillole di umanità
Dottor Rosa lei è un genio!