La maggior parte degli addetti alla ricerca e selezione del personale ha la tendenza di gestire il reclutamento al pari di una semplice funzione di approvvigionamento.
L’azienda chiama il recruiter, si tratteggiano i requisiti e le caratteristiche della posizione da colmare e poi via, ci si butta a testa bassa alla ricerca del candidato che meglio li rappresenta.
Esattamente come avviene quando si deve trovare una tessera per un puzzle, si prova, si valuta, a volte si forza un pochino, sino a quando l’incastro è perfetto e voilà; la commissione è pagata.
Ad eccezione di figure apicali e particolarmente strategiche, mi sento invece di proporre un approccio diverso.
Guardando indietro nei 25 anni di attività posso affermare con certezza che le migliori assunzioni le ho realizzate quando ho incontrato il talento puro ed ho avuto la forza di accantonare per un attimo le rigidità delle job description che il cliente mi ha inizialmente fornito.
Ho proposto alternative, magari diverse ma spesso migliori, all’idea che il mio committente aveva inizialmente del candidato da ricercare.
Ho cercato di valorizzare al massimo il talento del nuovo assunto che proponevo con un adeguamento delle mansioni alle sue caratteristiche e non il contrario, riuscendo così ad incrementare le sue potenzialità X 10, 100, 1000 volte.
Il miglior consiglio che posso dare alle nuove generazioni di recruiter è:
non limitatevi a cercare una tessera del puzzle ma sforzatevi di individuare il talento, quello vero, quello che si riconosce non appena lo si incontra e battetevi come dei leoni per proporlo ai vostri clienti, anche quando non è perfettamente in linea con i requisiti iniziali della ricerca.
Ve ne saranno grati tutti e vi ameranno per sempre. Statene certi.
La ringrazio tanto per quello che ha scritto,il problema è che oggi si confonde spesso il lavoro di Recruiter con quello di Amministratore del Personale.
La Selezione per quanto mi riguarda la possono fare persone competenti ma non solo dal punto di vista professionale ma dal punto di vista della “conoscenza dell’uomo”… Altrimenti si rischia di dare attenzione agli schemi di categorizzazione dell’individuo e poco a ciò che in realtà è la storia di chi viene a fare un colloquio…
Solo così si riconoscono i talenti veri!!!
Standing ovation Dott. Rosa (spero che questo commento non sia preso come una enorme captatio benevolentiae). Se solo il talento, la capacità, anche il desiderio di un candidato di stravolgere la propria vita lavorativa rimettendosi in gioco fosse soppesata quanto le competenze! Archimede di Siracusa una volta disse “datemi una leva e solleverò il mondo” (anche se ci sono alcune declinazioni diverse per questa frase). Ma se questa leva nessuno la mette a disposizione, il mondo (quello proprio, quello professionale di ogni individuo), rimane sempre lì statico, come un orpello a cui poi, con fastidio, ci si abitua.
Spero di trovarmi di fronte un recruiter come lei, altrimenti è la fine. Ho conoscenze (studi) in molteplici campi, settori nei quali allo studio ho accampato la pratica. Sfortunatamente, non ho ancora incontrato un HR con abbastanza coraggio da mettermi alla prova. Un vero peccato.
Allora è vero??? Non è frutto della mia inutile fantasia??? Esiste la persona umana che esprime tale Verità Soffocata?? I miei complimenti Dott. Rosa e speriamo che *almeno* una persona per ogni provincia italiana, segua il suo esempio!!!
un mio ex capo mi assunse proprio seguendo lo stesso pensiero, non aveva ben chiaro che figura stesse cercando, pertanto prima mi valutò e poi decise di cosa potesse aver bisogno la sua azienda
Hai ragione Massimo e questo richiede tanto coraggio, che non tutti hanno
sarebbe un messaggio da veicolare più alle aziende che ricercano che ai recruiter, che a differenza dei proprio clienti che vedono solo la loro necessità, hanno ben chiaro che cosa si possa (o non si possa) trovare sul “mercato dei candidati” in questo momento.
Concordo appieno! Le esigenze delle aziende sono spesso chiare e precise ma le persone portano sempre qualcosa in più che costituisce un’opportunità di arricchimento per l’azienda.
Assolutamente d’accordo, il bravo recruiter si batte per presentare i candidati di valore (anche se non hanno tutti i requisiti richiesti), perchè sa che molte competenze si possono acquisire (sempre che ci sia la volontà, la motivazione e l’impegno)
Da incorniciare
Massimo Rosa se tutti lavorassero come te il mondo sarebbe un posto migliore e probabilmente non ci sarebbe disoccupazione. Per quanto riguarda me è da tanto che cerco di lasciare la libera professione in favore di una posizione aziendale e non necessariamente in ambito legal ma pare che questo passaggio sia impossibile. Ti fanno sentire intrappolato dalle tue scelte precedenti. Da quel che ho potuto constare la maggior parte dei tuoi colleghi non fanno altro che ricollocare candidati cui hanno trovato una occupazione in passato e quindi già presenti nei loro data base. È uno spostare pedine insomma.
La stessa differenza che in altri settori passa tra vendere / procurare un prodotto oppure ideare e sviluppare una “soluzione end-to-end”.