IL MIGLIOR CONSIGLIO DEL MONDO PER TROVARE LAVORO

Lo ammetto: ho partecipato anch’io per anni al teatrino di coloro che erogano consigli risolutivi sul come trovare lavoro.

Come ci si deve comportare ad un colloquio di lavoro,
Come ci si deve vestire per fare bella impressione,
Come si deve scrivere un Curriculum Vitae per essere convocati,
Come si realizza una pagina LinkedIn per essere trovati,
Come si, Come si, Come si….

La verità? Balle inutili e buone solo a far gonfiare il numero dei nostri follower o a far vendere qualche penosa giornata di formazione ai disoccupati da parte di qualche “maiuscolo” furbone.

Ho selezionato e fatto assumere migliaia di persone e giuro non ho mai dato peso agli elementi del “Come si…” .

Se siete davvero il candidato ideale, se incarnate le qualità personali, le conoscenze e le esperienze professionali in linea con quanto l’azienda ricerca, sarete certamente assunti. Altrimenti no.

Questo a prescindere dalla bellezza della vostra fotografia sul CV o alla perfezione della vostre vostra pagina personale su LinkedIn.

Non preoccupatevi, non significa che non siete candidati validi, ma solamente che non siete in linea per quella ricerca.

Inutile incaponirvi, passate oltre.

14 commenti a “IL MIGLIOR CONSIGLIO DEL MONDO PER TROVARE LAVORO

  1. Leggo spesso i suoi approfondimenti con interesse ma purtroppo stavolta mi trova in disaccordo. La ricerca del giusto impiego, da parte del candidato, è in prima battuta frutto di un’accurata strategia su di sé e sul contesto d’interesse; poi, avendo individuato ciò cui mirare, costituisce una sorta di corteggiamento, tra molte variabili e una discreta concorrenza. Se man mano che il collo di bottiglia si stringe, il candidato – fosse anche quello ideale – non desse importanza alla strategia e alla forma (al “come si”), non troverebbe nemmeno l’occasione di far emergere il suo talento e la sua peculiarità. Quindi per quanto mi riguarda ben vengano i manierismi e, di tanto in tanto, i suggeritori. Perché non è mai inopportuno ricordare ai candidati (che di professione fanno altro, non i colloqui) che buona parte del successo di un colloquio lo fa la prima impressione. Che se sbagli la prima perché hai sottovalutato la preparazione alla selezione, contando solo sul fatto che hai la giusta esperienza, potresti non avere un’altra possibilità. E per aumentare i followers oggi, lo saprà di certo, fa più effetto un post impopolare o bastiancontrario messo al momento giusto

  2. Come sempre mi trova concorde ma il problema resta sempre lo stesso.
    I selezionatori in gran parte sono soggetti terzi, per non dire quarti, la loro scrematura di curricula è solo la parte iniziale del processo di selezione.
    Gli eventuali profili selezionati da loro dovranno poi essere valutati dai responsabili interni all’azienda cliente.
    Quindi scremare ulteriormente la rosa per individuare il “soggetto ideale” da inserire.
    Che verrà inserito in prova.
    La discrepanza sta in ogni singolo processo di selezione anche perché molti profili ricercati hanno delle già solo nel titolo delle definizioni assurde che neanche i selezionatori conoscono il significato.
    Non solo la stragrande maggioranza dei selezionatori si limita a fare il compitino senza assumersi la responsabilità di ciò che fanno tanto l’importante è che il cliente venga portato a casa.
    Il candidato ideale “Rockstar”, “Zombie” o “Sfigato” che sia non esiste.
    Esistono persone che hanno voglia di lavorare e chi è semplicemente in cerca di assegno mensile più dignitoso dell’assegno di disoccupazione.
    Esistono persone che a più di 40anni si aggiornano per il puro piacere di farlo e “sbarbati” appena usciti da università prestigiose che si sentono DiCaprio in Titanic..

  3. purtroppo non si può , Luca Domenico, ed infatti anche i Selezionatori più esperti ed anche le aziende più blasonate sbagliano le assunzioni.

  4. Cioè in pratica il selezionatore è un Dio che tutto vede e capisce senza sbagliare mai. Anche se uno si candida con un CV osceno, su internet si vedono solo foto di lui ubriaco, al colloquio di lavoro mette i piedi sul tavolo, l’ineffabile e oggettivissimo selezionatore sarà perfettamente in grado di capire che è il candidato ideale perché ha le qualità e l’esperienza richiesta. A posto così.

  5. Io credo che il colloquio va a buon fine, quando c’e’ empatia tra I due interlocutori. Anche perche’ le qualita’ e le competenze emergono in seguito, sul campo, non da un colloquio. Durante il colloquio siamo tutti bravi….

  6. Corretto,altra cosa che andrebbe sfatata e’ quella del venditore perfetto.
    Anche qui tanti furboni che vogliono insegnare la formula magica del Come.
    Ci vuole il prodotto.
    Se hai il prodotto interessante puoi anche dire tre parole in croce ma vendi.

  7. Il problema fondamentale non è il come porsi , anche se è importante, cove essere vestiti, da non trascurare. Ma arrivare a sedersi per poter far valere la propria candidatura. Come ha scritto Massimo , se il candidato ha i requisiti giusti sicuramente sarà preso .

  8. Dr. Rosa, credo che quello del “come si ..” sia oramai una forma consolidata di “business” praticata in danno di comuni mortali che, in condizioni talvolta disperate pur di raggiungere l’obiettivo, farebbero anche una donazione d’organi”.

  9. Ho sempre sostenuto che grazie al ” non lavoro” lavorano in molti…..mi piacerebbe sapere il rapporto addetti” vs il n° di inoccupati ( che non sono riuscito a trovare da nessuna parte). Molti per tenersi stretto il proprio business ( cioe’ quello di campare con il non lavoro di altri ) si inventano nuove esigenze ( un po’ come creare nuove occasioni di consumo di un qualsiasi prodotto ) . Fin qui tutto bene……ma l’etica? ….Ah gia’……

  10. condivido il principio per cui la forma non eguaglia mai la sostanza, ma nel nostro mondo di oggi la forma permette alle persone di esplicitare/raccontare/maturare la sostanza, è quindi fuorviante a mio avviso dare questo messaggio. O meglio il suo messaggio avrebbe funzione se però spiegasse alle persone in cerca di lavoro COME SI FA ad analizzare il proprio lavoro, ad analizzare la figura professionale di riferimento, perchè le belle qualità che cita le persone non le conoscono e spesso purtroppo anche i selezionatori non le conoscono. giusto quindi che la congruenza fa la candidatura e l’assunzione, ma se non so cosa significa che possibilità ho? e purtroppo molti da ambo le parti non sanno cosa significa questa congruità ed infatti la mediazione è talmente criminalmente inefficace in questo nostro MdL che per primi i candidati andrebbero formati a questo fine. e forse anche tanti selezionatori o che si trovano a selezionare andrebbero formati per questo.

  11. tremendamente vero..Non importa se sono troppo giovane o troppo vecchio, overqualified o inesperto, conta ciò che vuole l’azienda, posso essere tremendamente creativo ma se l’azienda vuole un yes man la creatività va a farsi benedire con buona pace di tutti.

  12. Grazie di avermi interpellato, anche se come psicologo del lavoro, non mi occupo più di questi argomenti da circa 10 anni, ritengo che non è detto che “sarete certamente assunti se siete il candidato ideale”, alla luce dell’aumento della domanda e dall’aumento degli strumenti web che solo 5 anni fa erano diversi da oggi.
    Perché (mi rifaccio al suo post dott. Rosa) se anche “…siete davvero il candidato ideale, se incarnate le qualità personali, le conoscenze e le esperienze professionali in linea con quanto l’azienda ricerca, sarete certamente assunti…” non è detto che oggi, che siamo milioni di “candidati ideali” l’azienda se ne accorga…
    Non è detto che se io sono il miglior ingegnere o impiegato amministrativo per quell’azienda, qualcuno poi se ne accorga e soprattutto che mi scelga.
    I tempi sono cambiati, evidentemente e quindi anche i modi per farsi scoprire dalle aziende, piuttosto che “trovare lavoro”.
    Chi risolve i problemi di quell’azienda, chi dimostra di saperli risolvere, è il candidato ideale. E piuttosto che parlare di certezze sull’assunzione, parlerei di aumento delle probabilità di essere scoperti sulla massa di “candidati ideali” che aspettano di essere scoperti.
    A mio umile parere:)

  13. Oh, meno male. Un atto di sincerità. È quello che ho sempre pensato e fatto, da manager, selezionando un candidato. E aggiungiamoci pure che molti di quelli che suggeriscono e danno consigli non hanno l’esperienza per consigliare alcunché. Visto che spesso non hanno esperienza di business e di gestione di risorse che devono produrre risultati. Quindi danno consigli. Quello che conta è cosa si sa fare e cosa si può fare nel tempo, ossia il potenziale. Il resto sono chiacchiere spesso solo per strappare una consulenza o un like.

  14. Assolutamnte d’accordo! Ma come si fa a far capire ai Selezionatori che spesso una qualità personale vale di più di una conoscenza tecnica? Nel senso che una persona con soft skills elevati nel lungo puó dare di più di una con conoscenze già acquisite.
    Un umile osservatore

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